La dogana italiana, in collaborazione con la Guardia di finanza e la polizia inglese, ha smascherato una truffa che ha portato sotto inchiesta per falso e contrabbando alcuni uomini che falsificavano la provenienza di cerchi in lega usati anche dalla Ferrari in Formula 1. Si parla di una truffa di circa 2 milioni e 800 mila euro suddivisi tra dazi doganali e mancati incassi dell'IVA.
I capi d'accusa, mossi dal pubblico ministero di Venezia Federico Bressan, coinvologono Stephan Horsley (titolare in Italia della Motosport Wheels Italy con sede in provincia di Brescia) e alcuni suoi collaboratori italiani. Dal giugno del 2010 essi facevano produrre i cerchi in Cina che poi venivano mandati in un porto della Malesia, da qui la merce veniva spediata in Europa e tra i porti utilizzati c'è anche quello di Venezia. La cosa che fa scalpore è che al centro dell'inchiesta è finito il marchio OZ famoso non solo per produrre cerchi in lega per auto stradali (ricordiamo che l'azienda è stata la prima ad ottenere l'omologazione NADE da parte del Ministero dei Trasporti italiano in entrata a marzo 2014) ma anche per le monoposto usate in F1.
La documentazione di accompagnamento era ovviamente falsificata in quanto i cerchioni venivano fatti passare come prodotti in Malesia quando in realtà erano cerchi per auto cinesi. Con questo escamotage Horsley e gli altri indagati hanno risparmiato sui dazi (che ammontano a circa al 22,3 % del valore) e sull'IVA previsti in Europa per i prodotti provenienti dalla Cina che sono più alti e rispetto a quelli in arrivo dalla Malesia. Una concorrenza sleale che permetteva di vendere i cerchi a prezzi più bassi rispetto alla concorrenza con elevati margini di guadagno.
Durante le perquisizioni sono state perquisite le sedi di OZ Spa a Bassano, Motorsport Whelles Italy in zona Brescia e Threeface Tuning a Treviso e, secondo i conti fatta dalla dogana italiana, in 4 anni sarebbero arrivate via mare almeno cento spedizioni di cerchioni prima che gli uffici antifrode europei vi ponessero fine.
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